Un successo decretato, pensate… dal “passaparola”.
“Un caso editoriale raro, che ha pochi precedenti. Preparatevi a pagine indimenticabili. Figlia del silenzio è un libro commovente, illuminante, stupendo.” (USA Today)
Un libro che vede la scrittrice statunitense, Kim Edwards, raggiungere la notorietà, grazie a questo romanzo; la sua prima tiratura, il suo primo Best Seller. Un libro che invito tutti ma proprio tutti a leggere. Romanzato, ma creato dalla documentazione di storie reali, storie che vivono di concretezza, autenticità, fuori e dentro le mura domestiche.
Fa sicuramente riflettere, ed è il caso di questo padre in accordo con chi ha contribuito alla nascita dei due gemelli, che decide di prenderne uno e darlo in affidamento dicendo alla moglie che è morto alla nascita.
Ma l’oscuro ed insopportabile segreto renderà la vita di queste persone non prive di dolori e sarà Caroline, l’infermiera, che farà di tutto per ritrovare quella bambina.
Quando la paura e l’ignoranza prevalgono sull’amore per un figlio tutto perde di significato.
Una realtà raccontata durante gli anni 60, e io che nasco in quel periodo, ricordo ancora come se fosse ieri, il pregiudizio che sovrastava sui pensieri della gente. Le stesse istituzioni, del resto, ne erano un esempio e se torniamo a ritroso nel tempo, in epoche assai più remote, possiamo ricordare il Monte Taigeto e la rupe Tarpea.
Ma di cosa sto parlando? Sto parlando di un’infamia, dove l’amore non tocca e dove la genitorialità di alcuni non fa breccia nell’amore più istintivo e naturale. Quando un genitore non è genitore e mette al mondo un figlio con una malformazione.
Ma come per tutte le cose esistono famiglie encomiabili che di questo ne hanno fatto una ricchezza e un valore aggiunto, dando voce al cambiamento e al diritto di vivere nella dignità.
Nel caso del libro è Phoebe la vera interprete di questo avvincente romanzo. Phoebe la gemellina abbandonata che nacque con la sindrome di Down.
Oggi come oggi abbiamo fatto passi da giganti rispetto alle loro possibilità di vivere in condizioni del tutto normali, ma non basta e purtroppo sono sempre presenti casi come quelli descritti da Kim Edwards.
Per questo ritengo che la sua lettura meriti accoglimento, perché non deve commuovere per poi rigenerare gli stessi pregiudizi, ma deve, si entrare nei cuori ma in special modo deve essere il via ad aprire la mente.
La mente e il cuore devono poter vivere con equilibrio e armonia per accogliere ciò che di “diverso” c’è.
Io ho sempre sostenuto che essendo tutto e tutti diversi il diverso non esiste.
Per imparare a vivere straordinariamente dovremmo tutti guardare con occhi straordinari.
M.Luisa