Mi piacciono i libri di Coelho.. ne ho letti parecchi. L’ultimo acquisto è stato proprio questo.
Interessante la trama, ma questa volta non ho intenzione di farne una recensione ma semplicemente mi faceva piacere condividere con voi alcuni dei passi che mi hanno maggiormente colpito; mi capita spesso infatti, mentre sto leggendo, di trovare qualche frase interessante e sono solita “fare un orecchio” alla pagina per poter poi rianalizzare il concetto estrapolato dal testo una volta che ho finito del tutto la lettura.
Dice Coelho ad un certo punto: “Quando l’indesiderata dalle genti arriverà forse avrò paura. O forse sorriderò e dirò: Il mio giorno è stato bello, può scendere la notte. Troverà arato il campo, la tavola apparecchiata, la casa pulita, ogni cosa al suo posto…
Ma se avessi dovuto scegliere una frase? Allora avrei chiesto che sulla lapide fosse inciso: Egli morì mentre era vivo.
Può sembrare un controsenso, ma io conosco molte persone che hanno già smesso di vivere, benché continuino a lavorare, a mangiare e a svolgere le loro attività sociali. Fanno tutto automaticamente senza comprendere il momento magico racchiuso in ogni giorno, senza fermarsi a pensare al miracolo della vita, senza capire che il prossimo minuto magari è l’ultimo che trascorrono sulla faccia di questo pianeta”.
Questo passo mi ha dato da ragionare e poi dopo qualche capitolo si continua a discutere sulle cose che la società a lungo andare ci ha imposto:
“Ciò che gli altri pensano è più importante di quello che sentiamo noi… è opportuno mangiare tre volte al giorno anche se non abbiamo fame. Dobbiamo digiunare quando violiamo i canoni della bellezza, anche se questo ci porterà ad essere affamati. Dobbiamo vestirci secondo i dettami della moda, fare all’amore con o senza voglia, uccidere il nome delle frontiere, augurarsi che il tempo passi in fretta e arrivi presto il pensionamento, eleggere i politici, lamentarci per il costo della vita, cambiare pettinatura, maledire coloro che sono diversi, frequentare le funzioni religiose la domenica, o il sabato, oppure il venerdì, a seconda della nostra fede… I figli devono seguire le nostre orme: in fin dei conti, noi siamo più vecchi e conosciamo il mondo. Dobbiamo conseguire sempre una laurea, anche se non troveremo mai un lavoro nel campo in cui ci hanno obbligati a scegliere la nostra carriera. Dobbiamo studiare cose che non ci serviranno mai, ma che qualcuno ci ha detto che era importante conoscere: algebra, trigonometria, il codice di Hammurabi. Non dobbiamo mai rattristare i nostri genitori anche se ciò significa rinunciare a tutto ciò che ci rende felici. Dobbiamo ascoltare musica a basso volume, parlare sottovoce e piangere di nascosto…”.
Viene da chiedersi se sia davvero così, se davvero dobbiamo annullare noi stessi per seguire delle regole che qualcuno ha dato. Io non sono d’accordo! E di tutto il libro, che rimane un romanzo, questi due passi mi sono sembrati i più profondi, polemici e mi hanno dato uno spunto per riflettere su argomenti personali e più generici.
Ho voluto condividerli perché potrebbero essere di spunto alle riflessioni individuali di ognuno traendone magari qualche modifica nel modo di affrontare certe situazioni della vita di tutti i giorni.
Se vi capita di acquistarlo, beh… buona lettura e buona riflessione!
Gio