“Il libro di cui la letteratura turca aveva un bisogno vitale. Originale, perfetto… una musica meravigliosa”
Nazin Hikmet
“Quella sera capii che talvolta ci si può legare ad un’altra persona molto di più che alla vita stessa; e capii anche che, se l’avessi persa, mi sarei trascinato rotolando come il guscio vuoto di una noce.”
Ho scoperto questo libro grazie ad una mia carissima amica e alla sua casa editrice indipendente, Scritturapura, che lo ha pubblicato nel 2015. Recentemente il libro è stato oggetto di una vicenda legale riguardante i diritti di pubblicazione, proprio tra Scritturapura e Fazi Editore e, sia per una questione affettiva, sia per un senso di giustizia, sono contenta che almeno per una volta “Davide abbia battuto Golia”.
Venne pubblicato nel 1943 ed il suo autore morì cinque anni dopo in circostanze sospette e non chiarite. Il testo è stato dimenticato per poi tornare alla ribalta negli ultimi anni con un successo di milioni di copie vendute.
Raif Efendi è uno dei più vecchi impiegati dell’azienda per cui lavora; traduttore dal tedesco, occupa una scrivania di ufficio anonimo come lui, un personaggio di cui il mondo, compresa la sua famiglia, si disinteressa. Il suo giovane e neo assunto collega sembra il solo ad essere incuriosito da questo individuo evitato da tutti, e piano piano, giorno dopo giorno, si renderà conto che malgrado l’apparenza anche quell’uomo dimesso e invisibile, in realtà ha una storia da raccontare.
Durante un periodo di assenza dal lavoro dovuto a problemi di salute, il giovane collega si avvicinerà alla vita di Raif Efendi facendogli spesso visita e instaurando con lui una sorta di rapporto di amicizia e di fiducia. Scoprirà così che Raif vissuto nell’ombra e rassegnatosi all’impossibilità di comunicazione con la sua famiglia e con il resto del mondo, ha confidato e racchiuso nelle parole depositate in un taccuino il suo mondo interiore, quello dei sentimenti e dell’anima. In quel quaderno si racconta giovane, a Berlino nel solo periodo in cui si è sentito vivo e in cui ha amato davvero. Inizialmente innamorato di un quadro chiamato La Madonna con il cappotto di pelliccia successivamente vive una storia d’amore con la donna che esce fuori dal quel dipinto, la sua pittrice, Maria Puder. Un amore che segnerà per sempre la sua vita: appassionato, delicato, rispettoso, poetico, toccante; amore e disperazione, comprensione e incomprensione. Maria esprime indipendenza, amore libero e non dato scontato, Raif Efendi, l’amore sensibile, romantico ed emotivo.
Un rapporto complice e difficile, la prospettiva di una vita insieme, una separazione improvvisa, il ritorno in Turchia, promesse, dubbi e malintesi che accompagnano la sua vita per anni, fino ad arrivare ad una riappacificazione con gli eventi e con la storia.
“Tu mi hai insegnato che esisteva al mondo un altro tipo di vita, che anche io avevo un’anima. Se non hai potuto portare a termine questa cosa, la colpa non è tua…Ti sono grato per avermi dato la possibilità per qualche mese di vivere veramente. Qualche mese così non può forse valere una vita intera?
Martina G.C.