“Cigni selvatici è uno dei libri più approfonditi sulla persecuzione, le sofferenze, e la paura dell’epoca di Mao, prima e dopo il suo trionfo nel 1949, ed è anche uno dei migliori.” La rivista dei Libri
“Cigni selvatici è una storia di donne, del loro fardello. La loro è una storia nel comunismo, fatta di impegno politico ma anche di figli, di far da mangiare, e di contemperare la vita dei corpi e dei sentimenti con i rigori del comunismo prima e delle sue follie poi.” La Repubblica
E’ uno dei miei libri preferiti letto nel periodo del liceo; 600 pagine che non ho faticato a finire. In quel periodo studiavo la lingua cinese ed ero affascinata da quella cultura così diversa dalla nostra e di cui sapevo davvero poco. Dopo la lettura di questo romanzo ho acquisito qualche competenza in più, mi ha conquistata, meravigliata, dato grossi spunti di riflessione.
E’ la storia vera di «tre figlie della Cina»: l’autrice racconta la sua vita partendo da quella di sua nonna per passare a quella di sua madre ed alla sua. Tutto il processo narrativo segue il periodo storico che le accompagna, dall’inizio del 1900 viene narrato quasi un secolo di storia: dall’imperialismo Manciù alla Repubblica Popolare Cinese, passando per l’occupazione giapponese, quella russa, per la guerra civile fino alla caduta di Mao.
La vita di queste tre donne rispecchiano un’epoca difficile fatta di tragedie, guerre, rivoluzioni e speranze. Anche questa volta la condizione della donna è durissima, piena di soprusi e sofferenza. Inizia con la nascita della nonna a cui subito viene praticata la fasciatura dei piedi e prosegue con la sua dura vita da concubina, fino alla libertà, cosa rara in quel periodo. Segue la vita della mamma dell’autrice segnata dalla difficoltà di crescere e studiare sotto il regime giapponese per il quale prova odio e del suo attivo e faticoso impegno politico nel partito comunista. Infine la storia dell’autrice che si arruola spontaneamente nell’Armata Rossa assistendo da spettatrice al suo modo di agire brutale e cruento. L’indottrinamento a cui l’autrice è stata sottoposta è difficile da scardinare anche dopo aver vissuto in prima persona il trattamento che il regime ha riservato al padre malato, confinandolo in un gulag. Arrivare al riscatto è complicato e doloroso, ma pur vivendo in un’epoca “buia” l’autrice ce la fa.
E’ davvero un romanzo ricco di storia, dettagliata e precisa, ma allo stesso è la storia di una famiglia, quella di tre generazioni di donne i cui percorsi si susseguono e le cui fila si intersecano. Fa riflettere che sia una storia vera con vissuti reali, così duri e crudeli. E’ il libro della scoperta di un mondo che è stato tanto lontano dal nostro ma che adesso, dopo tanti anni, pur con le sue contraddizioni e con le sue tradizioni, così distante non è più.
Martina G.C.