« “Immagina di trovarti sulla soglia di questa favola, in un momento non precisato di miliardi di anni fa, quando tutto fu creato. Hai la possibilità di scegliere se un giorno avresti voluto nascere e vivere su questo pianeta. Non avresti saputo quando saresti vissuto e neppure per quanto tempo saresti potuto rimanere qui. Avresti solo saputo che, se avessi scelto di venire al mondo, un giorno quando i tempi fossero stati maturi, avresti dovuto anche staccarti da tutto e lasciarlo dietro di te. Forse questo ti avrebbe ferito violentemente perché molte persone pensano che la vita in questa grande favola sia così meravigliosa che vengono loro le lacrime agli occhi al solo pensiero che un giorno debba finire. Può essere così bello qui che fa un male terribile pensare che prima o poi non ci saranno più altri giorni da vivere. Cosa avresti scelto, Georg, se ci fosse dunque stata una potenza superiore che ti avesse lasciato questa scelta. Avresti scelto di vivere una vita sulla terra, oppure avresti rifiutato di partecipare a questo gioco perché non accettavi le regole??” »
E’ un libro che ho letto qualche anno fa e di cui conservo un bel ricordo. E’ poetico, toccante e offre spunti di riflessione su temi complessi ma comuni a tutti.
A prima vista è la storia di Georg, ragazzo adolescente che ha perso il papà 11 anni prima. Vive con la mamma, la sorellina e il nuovo marito della mamma. Una storia apparentemente comune, se non che, un giorno, Georg trova una lettera nascosta da chissà quanto tempo nel suo vecchio passeggino. E’ un lungo messaggio del suo papà che prima di morire ha voluto lasciargli una sorta di eredità raccontandogli una storia.
Ed è così che presente e passato si ritrovano; attraverso le parole del padre Georg imparerà a conoscerlo, entrerà a far parte della sua vita e imparerà a riconoscere le sue paure cercando di dare risposta alle tante domande esistenziali.
Tramite il racconto dell’incontro tra il padre e una donna, la ragazza delle arance, Georg si renderà conto che quello che sta leggendo non fa solo parte del passato ma lo riguarda molto da vicino, più di quello che immagina.
Banalmente è la storia dell’amore di un padre per un figlio che non vedrà crescere; di un figlio che non credeva che il padre lo avesse amato tanto; dell’amore di un uomo per una donna misteriosa.
Scavando, e nemmeno troppo a fondo, ci rendiamo subito conto che è molto più di questo: è un grande interrogativo sul presente e sul futuro, su che cosa sia la felicità e su come sia possibile raggiungerla; sull’importanza e l’essenza del tempo.
E’ un libro che porta ad interrogarsi sul senso della vita, di come sia un dono essere al mondo e di come tutto possa scivolarci dalle mani, svanire in un battito d’ali.
“Solo ora capisco con anima e corpo cosa significhi non esistere. […] Divento furioso al pensiero che un giorno scomparirò, e poi non ci sarò più, non per una settimana o due, non per quattro o quattrocento anni, ma per l’eternità.”
Un mondo che viene strappato senza preavviso, senza possibilità di replica. Il grande dolore nel sapere che tutto svanirà, ma allo stesso tempo l’esaltazione della grande possibilità
che ci è data: VIVERE!
Anche se la vita è un’incognita, anche se il tempo non sarà lungo, ne vale sempre la pena.
Martina G.C.