“Una storia così bella da spezzare il cuore” – The Washington Post’s book world
“La prosa di Lisa See risplende della bellezza della cultura cinese dell’Ottocento, e insieme ci fa bruciare d’ indignazione per la sua ingiustizia verso le donne” – Los Angeles Time
E’ uno dei libri più belli che abbia letto negli ultimi anni. Ne ho divorati parecchi di Lisa See, se non tutti, quasi, e li ho trovati coinvolgenti, affascinanti, profondi, ma questo è quello a cui sono più legata.
Siamo in Cina nel IX secolo, periodo in cui essere donna era un problema, probabilmente quasi quanto lo è ancora adesso in molte parti del mondo. Nascere figlia femmina significava che all’età di sei anni, tramite una pratica molto dolorosa i piedi venivano ripiegati su se stessi e fasciati rompendo gradualmente le ossa, usanza resa necessaria per trovare un buon marito. Non importava che una ragazza avesse un bel viso, il canone di bellezza che ti poteva aprire le porte di una vita agiata, era proprio avere i piedi come dei “gigli dorati”.
Le donne passavano il loro tempo principalmente insieme, rispettando una gerarchia molto severa: non soltanto nel rispetto degli uomini, ma proprio tra loro stesse. Per comunicare avevano inventato un codice, un linguaggio sconosciuto agli uomini, i cui ideogrammi corrispondevano ad un valore fonetico; il nu-shu, una scrittura segreta, stilizzata che veniva dipinta su ventagli o fazzoletti.
In questo secolo, nella contea dello Hunan vivono Giglio Bianco e Fiore di Neve, due ragazze nate in villaggi diversi e legate da una relazione speciale. Fiore di Neve è la laotong, l’amica del cuore di Giglio Bianco, un rapporto il loro, più forte di quello che si instaura tra due sorelle: sarà un’amicizia che durerà tutta la vita senza interrompersi con il matrimonio di una delle due, consuetudine per l’epoca.
E’ un’amicizia profonda, intima ma che nel corso della vita verrà rovinata da un malinteso.
Sarà proprio Giglio Bianco ormai ottantenne a raccontare la loro storia cercando di rendere onore all’amica Fiore di Neve, raccontando il loro vissuto e il rapporto che le ha unite fin dall’infanzia, rendendo unico il sentimento dell’amicizia, dando voce al fascino delle tradizioni della cultura cinese e raccontando la difficile condizione in cui le donne erano obbligate a vivere.
Martina G.C.